martedì 8 gennaio 2013

Grazie signora Levi Montalcini

Rita Levi Montalcini

L'Italia e il mondo intero hanno perso una donna formidabile, una vera signora e una scienziata di altissimo rango.
La signora Rita Levi Montalcini ha percorso il ventesimo secolo a passo di marcia, imponendosi nella roccaforte maschile della ricerca scientifica grazie alla tenacia, alla lucidità e al rigore.
I risultati che l'hanno portata ad aggiudicarsi il Premio Nobel per la medicina li ha tenacemente perseguiti all'estero, per la precisione negli Stati Uniti, terra che da sempre offre  grandi opportunità ai cervelli in fuga. 
La sua biografia è nota, soprattutto adesso che i giornali le hanno dedicato pagine e pagine (i coccodrilli sono sempre molto esaustivi) ma nei decenni in cui era chiusa nel suo laboratorio, a sperimentare su se stessa le sue scoperte, pochi ne parlavano. 
Schiva e interamente dedita alla ricerca non ha mai reciso i legami con il suo Paese, anche se le persecuzioni antisemite prima e le vergognose affermazioni di loschi figuri come Storace e Grillo poi, avrebbero potuto allontanarla per sempre. 
Si è battuta perché la ricerca e i ricercatori italiani potessero avere una dignità, ha proposto un modello di femminilità controcorrente, ha risposto agli insulti con una eleganza imperturbabile.
Ha lavorato fino all'ultimo per cause umanitarie in tutto il mondo.
Il suo stile di vita, mai esibito, dovrebbe essere un esempio per tutte le adolescenti e le giovani donne che cercano il loro posto nel mondo.
Nell'aprile del 2012, in occasione di un convegno che le era stato dedicato dal Comitato Bologna Sanità e Conoscenza e al quale non aveva potuto partecipare, aveva inviato questo messaggio di ringraziamento.

«Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella "zona grigia" in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva.
Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.
Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni.
Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.
Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita.
Sono enormemente grata.»

Anche noi signora le siamo enormemente grati, perché se un giorno malattie come il morbo di Alzheimer si potranno curare sarà anche grazie alle sue notti insonni e al suo impegno instancabile.
Faremo finta che lei si sia finalmente presa una lunga, meritata vacanza. 

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